Indice Contatta l'autore
Indice e-mail
Pagina precedente Pagina successiva
Prefazione Le citazioni

 
 
  Introduzione

Questa parte nasce dal fallimento del tentativo di classificazione delle frasi, che avrebbe reso più sensata la pubblicazione sul World Wide Web, con tutti i suoi bravi link alle varie sezioni, e avrebbe strutturato in capitoli il libretto, con relative introduzioni.

Ciononostante, i difetti di un siffatto raggruppamento ne avrebbero schiacciato i pregi. Per cominciare, alcune classi sarebbero risultate delle forzature, troppo numerose, o troppo povere per giustificarne l'esistenza. Sebbene una struttura gerarchica avrebbe potuto giovare, ho pensato che leggere troppe frasi di seguito dello stesso tipo avrebbe potuto annoiare, senza parlare della scocciatura dei commenti dell'autore. Inoltre, la consultazione delle novità (che, ripeto, spero arriveranno numerose) sarebbe stata più macchinosa rispetto ad un semplice ordinamento temporale.

Mi limiterò pertanto a dare di seguito una tassonomia di massima delle citazioni.

L'insieme più ricco è senz'altro quello degli errori grammaticali. Si va dal classico "Il campionamento è effettuato ha 44.1 kHz", alle difficoltà con gli ausiliari: "...quella che abbiamo noi essere chiamata la luminanza". Alcuni docenti prendono delle scorciatoie semantiche: "Le categorie sono sostanzialmente delle cose fatte di due cose".

Accade spesso che, trascinati dal pathos delle loro spiegazioni, i professori mischino a casaccio le lettere delle parole, con risultati eccezionali come "istellazioni intarattive" o l'imperituro "Bravo, stavo per durlo!".

Le tautologie, tanto care a M. de La Palisse, sono disarmanti nella loro semplicità: "Il limite principale di un libro è che è un libro".

I tentativi falliti di impressionare gli studenti con un linguaggio tecnico danno vita a creature grottesche: "L'esponenziale è una funzione trascendentale" (per "trascendente"). Del resto fu proprio il Prof. Darlini ad insegnarci che l'Ingegnere, per vendersi bene, deve parlare in modo incomprensibile: a chi dareste più soldi, a chi vi dice "divido per due" o "abbasso di 3 dB"? A dire il vero, alcuni studenti non andrebbero incoraggiati in questo senso. Il gergo informatico è già sufficientemente colorito: si aprono le finestre, si abortisce un comando, si uccidono processi... si può persino arrivare a crashare un sistema o playare un file wav. è anche vero, però, che è facile commettere l'errore opposto: ho sentito alcuni cruscanti parlare di "interfaccia di puntamento", riferendosi al mouse.

Le citazioni selvagge dei classici o la storpiatura della lingua latina sono fonti di materiale di prima scelta. Il maestro indiscusso di questo filone ci ha resi edotti sull'esistenza de "l'homus empiricus".

Troppo spesso si danno alcuni risultati per scontato: "Ad esempio il massimo comun divisore di 5 e 3 è 3", salvo poi rendersene conto: "Io avevo detto che la dimostrazione del viceversa è del tutto equivalente: manco per le balle che è del tutto equivalente!".

L'atteggiamento nei confronti della lingua inglese è contraddittorio. C'è chi intima "Fatemi il piacere di studiarvi l'inglese, se non siete completamente rincoglioniti!", e chi si esibisce in pronunce improbabili, di cui il Prof. Valmoscio è "expert".

Qualche spunto lo danno anche i cosiddetti "ausili didattici": al Prof. Inceda capitò di scrivere sulla lavagna luminosa senza prima averci messo il lucido (e fu un vero gentleman a rimediare senza sputarci sopra); il Prof. Acattone, alle richieste di parlare più vicino al microfono, rispose incredulo: "Non sentite? Strano, io mi sento...".
 

Ho voluto infine separare in due piccole appendici i contributi degli studenti e alcuni incredibili passaggi tratti da un celebre libro di Controlli Automatici.

"Cos'altro c'è da aggiungere? Ah sì, niente!"
 
 
 
 
Indice Contatta l'autore
Indice e-mail
Pagina precedente Inizio pagina Pagina successiva
Prefazione Inizio pagina Le citazioni